George Eliot | George Sand |
George Eliot, pseudonimo di Mary Ann Cross, nata Evans, fu la terza figlia di Robert Evans e di sua moglie Christiana. Trascorse l'infanzia insieme ai fratelli nella Tenuta di Arbury, nel Warwickshire, Inghilterra.
A casa Evans gli affari erano gestiti dal padre di Mary Ann e più tardi da uno dei fratelli maggiori di lei, Isaac, dal quale fu sempre molto affascinata, sebbene l'influenza maggiore sarebbe arrivata dal capofamiglia, un uomo timorato di Dio, dall'aspetto nobile e autoritario.
Più tardi Mary Ann scriverà di lui:
Mary Ann cercò disperatamente l'approvazione di suo padre e, come spesso accade, fu spinta per tutta la vita alla ricerca dell'affetto di uomini forti e austeri.
Lavorando per una delle tenute di campagna più ricche del Regno Unito, Robert Evans diede a sua figlia la possibilità di affacciarsi fin dai primi anni della sua esistenza sulla realtà di un mondo variegato, in cui l'aristocrazia e la classe operaia entravano a stretto contatto, offrendo alla futura scrittrice materiale valido, riproposto in quelli che ancora oggi sono largamente ritenuti capolavori della letteratura inglese.
L'orgoglio del padre per la bravura della figlia trovò sfogo nei successi che questa collezionò nelle numerose scuole private che frequentò durante l'infanzia e l'adolescenza. I suoi insegnanti la ricordarono come una studentessa modello ma anche come "una ragazza raramente aperta ed estremamente strana e sgraziata, che era solita sedersi in disparte ed osservare timidamente i compagni più grandi."
Durante gli anni trascorsi al Collegio di Mrs. Wallington a Nuneaton, Mary Ann si affezionò in modo particolare alla sua insegnante Maria Lewis. Quest'ultima riconobbe subito il talento della giovane ragazza e la prese sotto la propria ala. Le due donne rimasero intime amiche per anni e rimasero in contatto per molto tempo, anche dopo il termine degli studi di Mary Ann, che nel frattempo aveva imparato a suonare il pianoforte, a parlare francese e soprattutto ad impegnarsi nella stesura di importanti opere letterarie.
All'età di diciannove anni, la giovane donna dovette affrontare la morte della madre e fu costretta a lasciare la scuola e tornare nel Warwickshire per prendersi cura di suo padre. In seguito, nel 1841, Robert Evans si ritirò definitivamente da Arbury, trasferendosi con la figlia a Foleshill, una cittadina poco lontana. Fu qui che la vita di George Eliot ebbe davvero inizio.
A casa Evans gli affari erano gestiti dal padre di Mary Ann e più tardi da uno dei fratelli maggiori di lei, Isaac, dal quale fu sempre molto affascinata, sebbene l'influenza maggiore sarebbe arrivata dal capofamiglia, un uomo timorato di Dio, dall'aspetto nobile e autoritario.
Più tardi Mary Ann scriverà di lui:
"Ero abituata a sentirlo pronunciare parole come 'Governo' in un tono pregno di meraviglia - il che mi avrebbe più tardi spinta al mio indistruttibile attaccamento alla fede - soprattutto in contrasto a termini come 'ribelle', i quali portavano invece il marchio del male persino nella concatenazione delle loro sillabe."
Mary Ann cercò disperatamente l'approvazione di suo padre e, come spesso accade, fu spinta per tutta la vita alla ricerca dell'affetto di uomini forti e austeri.
Lavorando per una delle tenute di campagna più ricche del Regno Unito, Robert Evans diede a sua figlia la possibilità di affacciarsi fin dai primi anni della sua esistenza sulla realtà di un mondo variegato, in cui l'aristocrazia e la classe operaia entravano a stretto contatto, offrendo alla futura scrittrice materiale valido, riproposto in quelli che ancora oggi sono largamente ritenuti capolavori della letteratura inglese.
L'orgoglio del padre per la bravura della figlia trovò sfogo nei successi che questa collezionò nelle numerose scuole private che frequentò durante l'infanzia e l'adolescenza. I suoi insegnanti la ricordarono come una studentessa modello ma anche come "una ragazza raramente aperta ed estremamente strana e sgraziata, che era solita sedersi in disparte ed osservare timidamente i compagni più grandi."
Durante gli anni trascorsi al Collegio di Mrs. Wallington a Nuneaton, Mary Ann si affezionò in modo particolare alla sua insegnante Maria Lewis. Quest'ultima riconobbe subito il talento della giovane ragazza e la prese sotto la propria ala. Le due donne rimasero intime amiche per anni e rimasero in contatto per molto tempo, anche dopo il termine degli studi di Mary Ann, che nel frattempo aveva imparato a suonare il pianoforte, a parlare francese e soprattutto ad impegnarsi nella stesura di importanti opere letterarie.
All'età di diciannove anni, la giovane donna dovette affrontare la morte della madre e fu costretta a lasciare la scuola e tornare nel Warwickshire per prendersi cura di suo padre. In seguito, nel 1841, Robert Evans si ritirò definitivamente da Arbury, trasferendosi con la figlia a Foleshill, una cittadina poco lontana. Fu qui che la vita di George Eliot ebbe davvero inizio.
George Eliot: un fascino grezzo
Nel 1873, quando George Eliot era ormai all'apice della sua fama, accettò l'invito del critico F. W. H. Myers a visitare Cambridge. Myers descrisse così il momento più drammatico e al contempo affascinante del loro incontro: "Spacciando come proprie le parole da sempre usate come propaganda dai potenti — la Parola di Dio, l'Immortalità e il Dovere —[Eliot] affermò, con disarmante onestà, quanto inconcepibile fosse la prima, quanto incredibile fosse la seconda, eppure quanto irrefutabile ed assoluto fosse il terzo."
Sebbene gli Edoardiani - successori della Eliot - risero in faccia a questa "disarmante onestà", una simile affermazione sta a rappresentare il cuore stesso della grandezza di colei che la pronunciò. Non a caso, fu proprio durante l'era Vittoriana che le credenze religiose e il loro valore iniziarono a mostrare per la prima volta minacciosi segni di declino e si diffuse ben presto un dubbio generalizzato su cosa avrebbe di diritto dovuto sostituire quello che era stato il pilastro della cultura occidentale per secoli. Nella struggente poesia 'Dover Beach' Matthew Arnold invoca l'amore come scialuppa di salvataggio del genere umano, ma George Eliot propone una soluzione più pratica: i suoi romanzi analizzano infatti il modo in cui il mantenimento di un carattere rispettoso di una morale tipica cristiana possa rappresentare una valida fonte di salvezza, persino nell'assenza di fede in Dio.
Un simile pensiero affonda le proprie radici in forti esperienze autobiografiche. La Eliot iniziò la carriera letteraria su una strada insidiosa, colma di ostacoli: non era ricca; non era bella; non aveva origini nobili e non possedeva alcun tipo di posizione sociale. Chiuse ogni rapporto con la famiglia in cui era cresciuta e destò scandalo in tutti i ranghi della società decidendo di vivere con un uomo già spostato, George Henry Lewes, impedito nel divorzio dallo status di sua moglie.
Scrisse e crebbe come autrice anche in un'epoca e in un ambiente in cui le donne venivano attaccate su ogni fronte, per prevenire il loro accostamento al lavoro intellettuale—da qui la scelta di scrivere sotto il nome di George Eliot.
Ciò che più sorprende della carriera letteraria della Eliot è il modo in cui fu capace di arricchirla continuamente tramite l'esercizio costante, tenendo in allenamento l'intelletto e l'immaginazione.
Tutto iniziò con la traduzione dal tedesco di scritti di filosofia e teologia che la Eliot ammise ebbero effetti stupefacenti sulla sua anima, insegnandole il rispetto per quella meticolosità necessaria al miglioramento nella scrittura. In seguito Mary Ann entrò nel mondo dell'editoria, revisionando manoscritti e vivendo nell'ombra del genio altrui. Tuttavia, la fatica del lavoro venne ricompensata in quanto questo le permise di venire a contatto con i temi sociali affrontanti dai suoi contemporanei, così come con i molteplici stili letterari utilizzati per la loro rappresentazione. Infine, profondamente ispirata, iniziò a scrivere—prima racconti brevi, in seguito romanzi.
Illustrazione di Cecilia Lundgren |
Nel 1873, quando George Eliot era ormai all'apice della sua fama, accettò l'invito del critico F. W. H. Myers a visitare Cambridge. Myers descrisse così il momento più drammatico e al contempo affascinante del loro incontro: "Spacciando come proprie le parole da sempre usate come propaganda dai potenti — la Parola di Dio, l'Immortalità e il Dovere —[Eliot] affermò, con disarmante onestà, quanto inconcepibile fosse la prima, quanto incredibile fosse la seconda, eppure quanto irrefutabile ed assoluto fosse il terzo."
Sebbene gli Edoardiani - successori della Eliot - risero in faccia a questa "disarmante onestà", una simile affermazione sta a rappresentare il cuore stesso della grandezza di colei che la pronunciò. Non a caso, fu proprio durante l'era Vittoriana che le credenze religiose e il loro valore iniziarono a mostrare per la prima volta minacciosi segni di declino e si diffuse ben presto un dubbio generalizzato su cosa avrebbe di diritto dovuto sostituire quello che era stato il pilastro della cultura occidentale per secoli. Nella struggente poesia 'Dover Beach' Matthew Arnold invoca l'amore come scialuppa di salvataggio del genere umano, ma George Eliot propone una soluzione più pratica: i suoi romanzi analizzano infatti il modo in cui il mantenimento di un carattere rispettoso di una morale tipica cristiana possa rappresentare una valida fonte di salvezza, persino nell'assenza di fede in Dio.
Un simile pensiero affonda le proprie radici in forti esperienze autobiografiche. La Eliot iniziò la carriera letteraria su una strada insidiosa, colma di ostacoli: non era ricca; non era bella; non aveva origini nobili e non possedeva alcun tipo di posizione sociale. Chiuse ogni rapporto con la famiglia in cui era cresciuta e destò scandalo in tutti i ranghi della società decidendo di vivere con un uomo già spostato, George Henry Lewes, impedito nel divorzio dallo status di sua moglie.
Scrisse e crebbe come autrice anche in un'epoca e in un ambiente in cui le donne venivano attaccate su ogni fronte, per prevenire il loro accostamento al lavoro intellettuale—da qui la scelta di scrivere sotto il nome di George Eliot.
Ciò che più sorprende della carriera letteraria della Eliot è il modo in cui fu capace di arricchirla continuamente tramite l'esercizio costante, tenendo in allenamento l'intelletto e l'immaginazione.
Tutto iniziò con la traduzione dal tedesco di scritti di filosofia e teologia che la Eliot ammise ebbero effetti stupefacenti sulla sua anima, insegnandole il rispetto per quella meticolosità necessaria al miglioramento nella scrittura. In seguito Mary Ann entrò nel mondo dell'editoria, revisionando manoscritti e vivendo nell'ombra del genio altrui. Tuttavia, la fatica del lavoro venne ricompensata in quanto questo le permise di venire a contatto con i temi sociali affrontanti dai suoi contemporanei, così come con i molteplici stili letterari utilizzati per la loro rappresentazione. Infine, profondamente ispirata, iniziò a scrivere—prima racconti brevi, in seguito romanzi.
George Eliot - Statua a Nuneaton |
Esempi più notevoli tra i primi lavori sono senza dubbio opere quali 'Il Mulino sulla Floss' (1860), contemporaneamente inno wordsworthiano alla gioia dell'infanzia e sconcertante analisi dei traumi della gioventù.
I libri ancora più complessi - che Henry James definì "large loose baggy Monsters" - sarebbero arrivati pochi anni più tardi: 'Romola' (1863), romanzo storico monumentale, esplora il fervore artistico e religioso della Firenze del XV secolo, mentre 'Felix Holt: The Radical' (1866) esamina le sofferenze che portarono allo sviluppo del movimento operaio negli anni Trenta dell'Ottocento.
I romanzi più celebri, tuttavia, rimangono gli ultimi due della carriera della Eliot: 'Middlemarch' (1871-72), un'estesa anatomia della società inglese, che Virginia Woolf descrisse come come "uno dei pochi romanzi inglesi veramente per adulti", e 'Daniel Deronda' (1874-76), un tentativo riuscito di valicare i confini della società inglese, abbracciando le più ampie questioni di identità e nazionalismo.
George Sand: Signora della disillusione
George Sand, pseudonimo di Madame Amandine Lucile Aurore Dudevant, nata Dupin, fu una delle autrici più prolifiche della letteratura francese ed è ancora oggi considerata una delle più grandi scrittrici che la Francia ci abbia mai donato.
La sua vita fu estremamente avventurosa, proprio come le vicende narrate nei suoi romanzi, i quali sono per la maggior parte versioni idealizzate degli eventi che hanno caratterizzato la sua turbolenta esistenza.
Nelle rivelazioni del proprio essere, la Sand seguì l'esempio di Jean-Jacques Rousseau, il suo primo vero maestro, ma mentre ne 'Le Confessioni' Rousseau contribuì a rendere le zone d'ombra dei suoi contemporanei ancora più cupe, George Sand restò sempre l'eroina delle sue storie, spesso fragile ed imperfetta, ma in ogni caso vittima del peccato altrui piuttosto che peccatrice in prima persona.
Suo padre fu Maurice Dupin, tenente generale in pensione, arruolatosi nell'esercito repubblicano; sua madre, Sophie Delaborde, era invece la figlia di un ornicoltore parigino. I due si unirono in un matrimonio fallimentare solo pochi mesi prima della nascita della figlia.
Il nonno paterno di Sand era M. Dupin de Francueil, gestore della contabilità del gettito, il quale sposò la vedova del Conte Horn, uno dei figli di Luigi XV, Re di Francia. George Sand, in prima persona salda sostenitrice della dottrina dell'eredità, dedicò un intero volume della sua biografia, 'Histoire de ma vie' (1857) all'elaborazione di questa peculiare ascesa agli alti ranghi della società francese.
Ad appena tre anni, insieme alla sua famiglia, George Sand attraversò i Pirenei per raggiungere suo padre a Napoli, allora al servizio di Gioachino Murat - umile soldato divenuto Re di Napoli durante il cosiddetto periodo del decennio francese - con cui alloggiò presso il Palazzo Reale, dove venne trasformata nella miniatura di un vero soldato - completa di uniforme - per volere del generale.
Più tardi, a Nohant, visse nella casa di campagna di sua nonna, dove il suo carattere iniziò a prendere forma. Proprio come George Eliot, anche la Sand fu colpita da un'intensa passione per la realtà pacata del mondo rurale, in cui la politica e il fermento sociale non avevano - ancora - avuto accesso.
Ben presto, però, all'età di soli tredici anni, passò dalla purezza di Nohant alle fredde mura di un convento a Parigi, da cui non uscì addirittura per due anni interi. Esemplare è tale esperienza per comprendere quanto malleabile fosse il suo carattere, il quale si era adattato ad un cambiamento tanto drastico con pacata arrendevolezza. Le immagini presenti nello scritto in cui descrisse lo scorrere dell'esistenza nel convento sono tanto caustiche quanto quelle di Charlotte Brontë in 'Villette (L'angelo della tempesta)'.
Presa dalla nostalgia, una notte, Sand si ritrovò nella cappella del convento e scrisse:
Sembrerebbe un episodio tratto dalla vita di Ste Thérèse o di Madame Guyon, piuttosto che un'esperienza diretta dell'autrice di 'Lélia' (1833). Molti critici hanno ricercato proprio nella religione il segreto della sua persona e dell'origine del suo genio. Tuttavia, nel suo caso la religione va interpretata in un senso ancora più ristretto della "moralità toccata dall'emozione" di Matthew Arnold. Per la Sand, infatti, non vi erano imperativi, né codici morali che reggessero di fronte ai suggerimenti del cuore; di tenerezza e romanticismo, d'altronde, ve ne erano in abbondanza nel carattere di Sand, e ciò emergeva non solo in un effusivo sentimentalismo, come accade in Rousseau e Chateaubriand, ma soprattutto in un atto attivo di benevolenza. La 'giustizia' era ciò che la ispirava, ma di 'santità' non possedeva che una concezione rudimentale.
Al contrario, ancora come per George Eliot, ciò che la assisteva era la costanza nel lavoro letterario. Sand scriveva con la rapidità di Sir Walter Scott e la stabilità di Anthony Trollope. Per anni la sua routine prevedeva di sedersi a scrivere alle 22 e non alzarsi fino alle 5 del mattino. Scriveva 'à la diable', facendo ruotare la stesura intorno ad una tesi o una questione centrale di partenza, senza un'idea prestabilita in termini di trama, in modo tale che la storia potesse cristallizzarsi gradualmente, in maniera del tutto naturale.
Dai romanzi contro l'ipocrisia della società francese del XIX secolo ai libri di tendenza, George Sand decise infine di intraprendere esclusivamente la strada delle semplici storie di vita pastorale, nella tranquillità della campagna incontaminata, ed è qui che compare la sua vera originalità - grazie a cui, tra l'altro, visse più che agiatamente. Tali interessi nascono dal fatto che lei stessa avesse origini alquanto umili - per dirlo con le parole di M. Faguet, "un paysan qui savait parler". Attraverso la scrittura imparò a conoscere il cuore puro dei contadini -- le loro superstizioni, la loro sospettosità e la loro inefficace furbizia, così come le loro semplici capacità, la loro risoluta indipendenza e sopra ogni cosa i loro indissolubili affetti domestici.
Solo un francese o un valido conoscitore della lingua potrà ritenersi un perfetto critico, o quantomeno sensibile apprezzatore, dello stile di George Sand. I critici francesi, da Sainte-Beuve, Nisard e Caro a Jule Lemaître e Faguet, hanno tutti tessuto le lodi della sua spontaneità e della sua impeccabile correttezza nella dizione, così come della sua 'facile opulenza'-- quella lactea ubertas che Quintiliano aveva attribuito solo a Tito Livio.
Come la Eliot, essendo un'attenta pittrice delle sfumature della natura, anche la Sand presenta molte caratteristiche riconducibili a William Wordsworth. - Si concentra sull'oggetto, ma vi aggiunge, proprio come nella poesia wordsworthiana, una particolare luce visionaria, ricevendo dalla natura le stesse sensazioni che lei stessa ha precedentemente offerto all'universo circostante. Analogamente alla poesia di Wordsworth, nella sua prosa, George Sand si addormenta nel grembo della Terra e come un serpente 'muta la pelle' del mondo del passato, trovando rifugio nelle capanne della povera gente.
La sua psicologia non è sottile e profonda, ma i suoi protagonisti sono concepiti con chiarezza e i loro contorni sono tracciati in linee scure e ben definite. Nessuno ha saputo meglio comprendere o ritrarre con più efficace destrezza il temperamento artistico - del musicista, dell'attore, del poeta - e nessuno scrittore francese prima di lei aveva tanto chiaramente compreso e rappresentato la verità del cuore di una donna. La Sand lavora infatti spostandosi dall'interno all'esterno - e non viceversa - sfiorando prima di tutto la molla principale dell'esistenza (che è lo spirito) per poi immortalarlo in eterno col nero dell'inchiostro sul candore della pagina. Come disse Henry James, "è come se [Sand] intervistasse sé stessa". Le ultime parole di George Sand in riferimento a sé stessa risuonano potenti ancora oggi "Toujours tourmentée des choses divines" (Incessantemente angariata da tutto ciò che vi è di sublime) - È così che lei stessa ammise, forse indirettamente, di essere nel profondo una donna spirituale, per quanto la fede l'avesse più tardi silenziosamente abbandonata.
Nonostante la sua indiscussa grandezza, a differenza di autori come Victor Hugo e Balzac, Sand non fondò una scuola, sebbene Fromentin, Theuriet, Cherbuliez, Fabre e Bazin sono indubbiamente da ritenere suoi diretti discendenti. Al contrario, in Russia la sua influenza fu sorprendentemente maggiore: ispirò famosamente Fëdor Dostoevskij ed Ivan Turgenev. Fu in Inghilterra, invece, che trovò i suoi più caldi ammiratori: Elizabeth Barrett Browning scrisse diversi sonetti per la "donna dalla grande mente e uomo dal grande cuore, che si ribattezzò George Sand". E ancora, a Thackeray la sua dizione ricordava il suono delle campane del villaggio che risuonano dolcemente in lontananza, mentre la stessa faceva venire i brividi dall'emozione a John Stuart Mill, che la paragonò alle sinfonie di Haydn e Mozart. Leslie Stephen consigliò a Thomas Hardy la lettura della Sand, che questo trovò meravigliosa - "La sua armonia e la sua grazia, sebbene del tutto inimitabili, rendono felici anche al solo pensiero di tentare a imitarle" - e ritenne che "Histoire de ma vie" fosse la biografia più bella che avesse mai letto.
Lo stesso F. W. H. Myers, che rimase tanto colpito dalla Eliot, nominò la Sand come 'anima naturaliter Christiana' e la diretta ispiratrice della religione del futuro.
Tuttavia, sebbene il solo nome di George Eliot inviti al paragone con George Sand, fu come umile seguace, non come rivale, che Mary Ann Evans approcciò la scrittrice francese.
Entrambe sfidarono apertamente le convenzioni del tempo ed entrambe furono scalfite da fasi alterne di intenso fervore religioso. Tuttavia, mentre neanche la diffusione delle idee positiviste riuscì a spegnere il credo indistruttibile di George Eliot, per George Sand la religione divenne ben presto un'esperienza fugace, non più importante del suo definirsi repubblicana o del suo riconoscersi come socialista, e visse e morì da 'buon selvaggia'. Non a caso 'Le Confessioni' di Rousseau fu il suo libro preferito, così come fu anche l'opera più amata dalla Eliot, la quale però non si disse mai convertita dall'alto passero del sentimentalismo alla fiducia nella perfezionabilità dell'uomo o nel suo ritorno allo stato naturale.
Come pensatrice George Eliot è di gran lunga superiore alla Sand; la sua conoscenza è più profonda e la sua analisi psicologica più sottile e scientificamente accurata. Al contrario, nella 'unity of design', cioè nell'armonia nel trattare la composizione letteraria, nella purezza e semplicità di linguaggio, così ricco ma allo stesso tempo spontaneo, in quelle qualità, dunque, che rendono le opere di George Sand dei capolavori artistici, la Eliot potrebbe risultare molto meno capace.
Il tramonto di due splendide vite
In seguito alla storia con Lewes, alla morte di quest'ultimo, avvenuta nel 1878, George Eliot riallacciò i rapporti con suo fratello, il quale aveva rifiutato di intrattenere alcun tipo di relazione con sua sorella a causa delle sue scelte di vita poco consone ad una donna rispettabile agli occhi della società inglese di metà Ottocento.
Mary Ann iniziò a trascorrere molto tempo in compagnia di John Cross, un banchiere americano, il quale si dichiarò alla Evans per ben tre volte prima che quest'ultima accettasse. I due si sposarono nel 1880; Mary Ann aveva ormai 60 anni, Cross era più giovane di vent'anni. Durante la luna di miele a Venezia, Cross si gettò dalla terrazza della loro suite nel canale sottostante. Non si sa se si trattò di una caduta o di un atto volontario, ma si diffuse una malvagia diceria secondo cui Cross avrebbe tentato il suicidio, preferendo morire piuttosto che avere rapporti fisici con la consorte. Ad ogni modo, Cross fu ripescato vivo dal canale e la coppia non parlò mai più dello spiacevole evento.
Il loro matrimonio fu comunque destinato a durare molto poco, in quanto il 22 dicembre 1880, George Eliot morì a Londra, all'età di 61 anni. Fu sepolta nel Cimitero di Highgate accanto a George Henry Lewes.
George Sand morì a Nohant l'8 giugno 1876. Ad un'adolescenza e ad un'età adulta burrascose e stressanti seguirono una vecchiaia serena e più tardi un declino pacato e naturale. Sand trascorse le ultimi notti della sua vita a scrivere, un'attività che sembrava avere, nel suo caso, effetti benefici e rilassanti, in contrasto con il brusio del giorno, dei giochi all'aperto con i nipotini, del giardinaggio, delle chiacchierate con gli ospiti -- tra cui si contano figure quali Balzac e Dumas, e ancora Octave Feuillet o Matthew Arnold -- o delle affannate corrispondenze epistolari con Sainte-Beuve e Flaubert. "Calme, toujours plus de calme"; questa la sua ultima preghiera e poi le sue ultime parole, "Ne détruisez pas la verdure!" (Non distruggete la natura!").
È così che lasciarono questa vita terrena due delle più grandi donne che la letteratura mondiale abbia mai conosciuto, portando via con sé anche la fama che negli ultimi anni sembra averle dimenticate.
In occasione del centenario della sua morte un monolito è stato posto in onore di George Eliot nel Poets' Corner a Westminster Abbey; un simile riconoscimento fu precedentemente negato a causa delle scelte personali poco convenzionali dell'autrice.
Ciononostante, come la Eliot e la Sand ci hanno insegnato: alla fine è la verità che vince su tutto.
George Sand: Signora della disillusione
George Sand |
George Sand, pseudonimo di Madame Amandine Lucile Aurore Dudevant, nata Dupin, fu una delle autrici più prolifiche della letteratura francese ed è ancora oggi considerata una delle più grandi scrittrici che la Francia ci abbia mai donato.
La sua vita fu estremamente avventurosa, proprio come le vicende narrate nei suoi romanzi, i quali sono per la maggior parte versioni idealizzate degli eventi che hanno caratterizzato la sua turbolenta esistenza.
Nelle rivelazioni del proprio essere, la Sand seguì l'esempio di Jean-Jacques Rousseau, il suo primo vero maestro, ma mentre ne 'Le Confessioni' Rousseau contribuì a rendere le zone d'ombra dei suoi contemporanei ancora più cupe, George Sand restò sempre l'eroina delle sue storie, spesso fragile ed imperfetta, ma in ogni caso vittima del peccato altrui piuttosto che peccatrice in prima persona.
Suo padre fu Maurice Dupin, tenente generale in pensione, arruolatosi nell'esercito repubblicano; sua madre, Sophie Delaborde, era invece la figlia di un ornicoltore parigino. I due si unirono in un matrimonio fallimentare solo pochi mesi prima della nascita della figlia.
Il nonno paterno di Sand era M. Dupin de Francueil, gestore della contabilità del gettito, il quale sposò la vedova del Conte Horn, uno dei figli di Luigi XV, Re di Francia. George Sand, in prima persona salda sostenitrice della dottrina dell'eredità, dedicò un intero volume della sua biografia, 'Histoire de ma vie' (1857) all'elaborazione di questa peculiare ascesa agli alti ranghi della società francese.
Ad appena tre anni, insieme alla sua famiglia, George Sand attraversò i Pirenei per raggiungere suo padre a Napoli, allora al servizio di Gioachino Murat - umile soldato divenuto Re di Napoli durante il cosiddetto periodo del decennio francese - con cui alloggiò presso il Palazzo Reale, dove venne trasformata nella miniatura di un vero soldato - completa di uniforme - per volere del generale.
Più tardi, a Nohant, visse nella casa di campagna di sua nonna, dove il suo carattere iniziò a prendere forma. Proprio come George Eliot, anche la Sand fu colpita da un'intensa passione per la realtà pacata del mondo rurale, in cui la politica e il fermento sociale non avevano - ancora - avuto accesso.
Ben presto, però, all'età di soli tredici anni, passò dalla purezza di Nohant alle fredde mura di un convento a Parigi, da cui non uscì addirittura per due anni interi. Esemplare è tale esperienza per comprendere quanto malleabile fosse il suo carattere, il quale si era adattato ad un cambiamento tanto drastico con pacata arrendevolezza. Le immagini presenti nello scritto in cui descrisse lo scorrere dell'esistenza nel convento sono tanto caustiche quanto quelle di Charlotte Brontë in 'Villette (L'angelo della tempesta)'.
Presa dalla nostalgia, una notte, Sand si ritrovò nella cappella del convento e scrisse:
"Avevo dimenticato tutto: non capivo cosa mi stesse accadendo; con la mia anima piuttosto che con i miei sensi, respiravo un'aria di ineffabile dolcezza. All'improvviso una scossa ha fatto tremare il mio essere, i miei occhi erano colmi di lacrime, e mi è sembrato di venir avvolta da una fitta nebbia bianca ed abbagliante. Ho sentito una voce mormorarmi nell'orecchio, "Tolle, lege". Mi sono voltata, pensando che fosse una delle suore - ma ero sola. Non indulgevo in nessuna illusione; Non credevo in nessun miracolo; Ero abbastanza sicura che ciò che stavo vivendo fosse un'allucinazione ; Non ho cercato di intensificarla né di fuggire da essa. Soltanto ho sentito che la fede mi stava tenendo stretta - mi stringeva il cuore, come avevo da tanto desiderato. Ero così piena di gratitudine e di gioia che presto le lacrime cominciarono a rigarmi le guance. Ho sentito finalmente di amare Dio, di avere il coraggio di abbracciarlo con la mente e di accettarne la giustizia, la tenerezza e la santità di cui non avevo mai realmente dubitato, ma con cui non avevo ancora mai avuto diretta comunione, e finalmente ho sentito che questa comunione era stata consumata, come se una barriera invincibile fosse improvvisamente scomparsa tra la sorgente della luce infinita del suo essere e il fuoco profondo del mio cuore. Una vista infinita mi si è presentata davanti, e ansimavo cercando la forza di alzarmi e camminare. Non c'era più dubbio o tiepidezza. Non mi è passato neanche una volta nei pensieri che mi sarei dovuta pentire l'indomani o ritrovarmi in preda all'esasperazione. Ormai ero come l'uomo che non guarda mai indietro; come colui che esita prima di attraversare il fiume, ma che quando alla fine giunge alla riva tanto anelata, non vede più quella che, titubante, dietro di sé aveva lasciato".
George Sand |
Al contrario, ancora come per George Eliot, ciò che la assisteva era la costanza nel lavoro letterario. Sand scriveva con la rapidità di Sir Walter Scott e la stabilità di Anthony Trollope. Per anni la sua routine prevedeva di sedersi a scrivere alle 22 e non alzarsi fino alle 5 del mattino. Scriveva 'à la diable', facendo ruotare la stesura intorno ad una tesi o una questione centrale di partenza, senza un'idea prestabilita in termini di trama, in modo tale che la storia potesse cristallizzarsi gradualmente, in maniera del tutto naturale.
Dai romanzi contro l'ipocrisia della società francese del XIX secolo ai libri di tendenza, George Sand decise infine di intraprendere esclusivamente la strada delle semplici storie di vita pastorale, nella tranquillità della campagna incontaminata, ed è qui che compare la sua vera originalità - grazie a cui, tra l'altro, visse più che agiatamente. Tali interessi nascono dal fatto che lei stessa avesse origini alquanto umili - per dirlo con le parole di M. Faguet, "un paysan qui savait parler". Attraverso la scrittura imparò a conoscere il cuore puro dei contadini -- le loro superstizioni, la loro sospettosità e la loro inefficace furbizia, così come le loro semplici capacità, la loro risoluta indipendenza e sopra ogni cosa i loro indissolubili affetti domestici.
Solo un francese o un valido conoscitore della lingua potrà ritenersi un perfetto critico, o quantomeno sensibile apprezzatore, dello stile di George Sand. I critici francesi, da Sainte-Beuve, Nisard e Caro a Jule Lemaître e Faguet, hanno tutti tessuto le lodi della sua spontaneità e della sua impeccabile correttezza nella dizione, così come della sua 'facile opulenza'-- quella lactea ubertas che Quintiliano aveva attribuito solo a Tito Livio.
Come la Eliot, essendo un'attenta pittrice delle sfumature della natura, anche la Sand presenta molte caratteristiche riconducibili a William Wordsworth. - Si concentra sull'oggetto, ma vi aggiunge, proprio come nella poesia wordsworthiana, una particolare luce visionaria, ricevendo dalla natura le stesse sensazioni che lei stessa ha precedentemente offerto all'universo circostante. Analogamente alla poesia di Wordsworth, nella sua prosa, George Sand si addormenta nel grembo della Terra e come un serpente 'muta la pelle' del mondo del passato, trovando rifugio nelle capanne della povera gente.
La sua psicologia non è sottile e profonda, ma i suoi protagonisti sono concepiti con chiarezza e i loro contorni sono tracciati in linee scure e ben definite. Nessuno ha saputo meglio comprendere o ritrarre con più efficace destrezza il temperamento artistico - del musicista, dell'attore, del poeta - e nessuno scrittore francese prima di lei aveva tanto chiaramente compreso e rappresentato la verità del cuore di una donna. La Sand lavora infatti spostandosi dall'interno all'esterno - e non viceversa - sfiorando prima di tutto la molla principale dell'esistenza (che è lo spirito) per poi immortalarlo in eterno col nero dell'inchiostro sul candore della pagina. Come disse Henry James, "è come se [Sand] intervistasse sé stessa". Le ultime parole di George Sand in riferimento a sé stessa risuonano potenti ancora oggi "Toujours tourmentée des choses divines" (Incessantemente angariata da tutto ciò che vi è di sublime) - È così che lei stessa ammise, forse indirettamente, di essere nel profondo una donna spirituale, per quanto la fede l'avesse più tardi silenziosamente abbandonata.
George Sand |
Lo stesso F. W. H. Myers, che rimase tanto colpito dalla Eliot, nominò la Sand come 'anima naturaliter Christiana' e la diretta ispiratrice della religione del futuro.
Queen Victoria volle l'autografo di G. Eliot per la sua collezione |
Entrambe sfidarono apertamente le convenzioni del tempo ed entrambe furono scalfite da fasi alterne di intenso fervore religioso. Tuttavia, mentre neanche la diffusione delle idee positiviste riuscì a spegnere il credo indistruttibile di George Eliot, per George Sand la religione divenne ben presto un'esperienza fugace, non più importante del suo definirsi repubblicana o del suo riconoscersi come socialista, e visse e morì da 'buon selvaggia'. Non a caso 'Le Confessioni' di Rousseau fu il suo libro preferito, così come fu anche l'opera più amata dalla Eliot, la quale però non si disse mai convertita dall'alto passero del sentimentalismo alla fiducia nella perfezionabilità dell'uomo o nel suo ritorno allo stato naturale.
Come pensatrice George Eliot è di gran lunga superiore alla Sand; la sua conoscenza è più profonda e la sua analisi psicologica più sottile e scientificamente accurata. Al contrario, nella 'unity of design', cioè nell'armonia nel trattare la composizione letteraria, nella purezza e semplicità di linguaggio, così ricco ma allo stesso tempo spontaneo, in quelle qualità, dunque, che rendono le opere di George Sand dei capolavori artistici, la Eliot potrebbe risultare molto meno capace.
Il tramonto di due splendide vite
George Eliot |
Mary Ann iniziò a trascorrere molto tempo in compagnia di John Cross, un banchiere americano, il quale si dichiarò alla Evans per ben tre volte prima che quest'ultima accettasse. I due si sposarono nel 1880; Mary Ann aveva ormai 60 anni, Cross era più giovane di vent'anni. Durante la luna di miele a Venezia, Cross si gettò dalla terrazza della loro suite nel canale sottostante. Non si sa se si trattò di una caduta o di un atto volontario, ma si diffuse una malvagia diceria secondo cui Cross avrebbe tentato il suicidio, preferendo morire piuttosto che avere rapporti fisici con la consorte. Ad ogni modo, Cross fu ripescato vivo dal canale e la coppia non parlò mai più dello spiacevole evento.
Il loro matrimonio fu comunque destinato a durare molto poco, in quanto il 22 dicembre 1880, George Eliot morì a Londra, all'età di 61 anni. Fu sepolta nel Cimitero di Highgate accanto a George Henry Lewes.
George Sand |
È così che lasciarono questa vita terrena due delle più grandi donne che la letteratura mondiale abbia mai conosciuto, portando via con sé anche la fama che negli ultimi anni sembra averle dimenticate.
In occasione del centenario della sua morte un monolito è stato posto in onore di George Eliot nel Poets' Corner a Westminster Abbey; un simile riconoscimento fu precedentemente negato a causa delle scelte personali poco convenzionali dell'autrice.
Ciononostante, come la Eliot e la Sand ci hanno insegnato: alla fine è la verità che vince su tutto.
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