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Henry James e il grande schermo: Le ali dell'amore


Alison Elliott, Alex Jennings, Helena Bonham Carter in "Le ali dell'amore" (1997)


Gentildonne all'ombra di parasoli ricamati in pizzo; gigantesche ville alla luce crepuscolare, abbracciate da lussuosi giardini all'inglese: non è un mistero che negli anni innumerevoli registi si siano sentiti attratti dai romanzi di Henry James. Immagini simili trasportano infatti il lettore, così come l'osservatore, nella terra dell'Arte, della sostanza e della solennità, allo stesso modo in cui le infinite trasposizioni delle opere austeniane ci offrono spesso la via d'accesso al mondo ormai perduto dell'epoca Regency, fatto di sommessa ed affascinante attrazione.

Nicole Kidman in "Portrait of a Lady" (1996)

È così che si sono succeduti i celebri "Ritratto di signora" (1996) di Jane Campion, "Washington Square" (1997) di Agnieszka Holland e "Le ali dell'amore" (1997) di Iain Softley -- quasi in risposta antimonopolistica alle produzioni Merchant-Ivory che avevano già conquistato il pubblico con "Gli europei" (1979), "I bostoniani" (1984) e "La coppa d'oro" (2000).

Tuttavia, anche allontanandosi da questo boom di progetti ravvicinati, appare chiaro come diversi cineasti in tutto il mondo abbiano espresso, da più di mezzo secolo, il proprio desiderio di adattare James. 
Olivia de Havilland in "The Heiress" (1949)
A partire dal 1947, almeno trenta racconti e romanzi scritti da Henry James sono stati adattati per il grande e il piccolo schermo, presentandoci spesso molte delle 'it-girls' del passato in affascinanti costumi d'epoca. "The Heiress", versione del 1949 firmata William Wyler di "Washington Square", vede brillare una bellissima Olivia de Havilland, mentre Peter Bogdanovich ricopre Cybill Shepherd di luce dorata in "Daisy Miller" (1974). 

Cybill Shepherd in "Daisy Miller" (1974)
E ancora, ne "Gli innocenti" (1961), ispirato a "Il giro di vite", recitò Deborah Kerr; John Frankenheimer, invece, diresse Ingrid Bergman nell'adattamento per la televisione della stessa opera nel 1959 e a lui si aggiunsero poi altri numerosi registi, fino a raggiungere un totale di undici trasposizioni cinematografiche dell'esperimento gotico di Henry James.
Michelle Dockery ne "Il giro di vite" (2009)
Nonostante lo sforzo dei produttori, nella maggior parte dei casi, il tocco tipico di James ha il più delle volte perso di sostanza nella 'traduzione' per il visivo. Spesso ciò che sembra mancare è infatti la riproduzione della voce gentilmente acida di James. Tagliente è l'aggettivo perfetto per descrivere le ironie cupe e stratificate, tipiche del grande romanziere statunitense naturalizzato inglese; ma per capire fino in fondo la natura di questo tono singolare, bisogna prima comprendere la sconfinata cultura del suo creatore. Affinché si possa dare un senso ai personaggi di James vi è bisogno di condividere con l'autore alcuni presupposti ideologici, dal denaro alle 'manners', dal buon senso comune ottocentesco alla riscoperta sessuale di sé con cui si sarebbe entrati in collisione all'alba del XX secolo -- premesse non sempre chiare o apprezzate dal pubblico odierno. Per tale ragione negli anni è sorta la necessità di gridare - attraverso il megafono del grande e piccolo schermo - indizi a tale scopo rilevanti, andando così a perdere la sottigliezza di storie nate con l'unico scopo di sorreggersi proprio sul filo di tale finezza.

Il ritmo di Henry James si spezza e si intreccia nel cuore di trame in cui i personaggi si muovono in modo apparentemente languido e disinvolto nelle loro esistenze privilegiate, aderendo ad un codice di ciò che è fatto e non fatto, detto e non detto, visto e non visto. Essi sanno esattamente cosa significhi essere un gentiluomo o una gentildonna; certi titoli sono come ornamenti, gemme invisibili da indossare ad eventi pubblici. E poi, nel privato delle proprie anime, alcuni degli uomini e delle donne pensati da James contemplano di giungere ai propri scopi nei più cupi e detestabili dei modi. 
Ciò avviene attraverso blocchi di prosa che esplodono per poi ridursi ad un nulla inafferrabile, confondendo spesso il lettore. -- Sarebbe impossibile quindi rappresentare in immagini l'impronta impressionistica lungo cui si muove James ed è per questo che molti registi hanno piuttosto scelto di rappresentare un quadro ridotto dei romanzi, realizzato in uno stile realistico estremizzato, assumendo una fissa visione dall'alto, in modo tale che la storia ci venga presentata non a macchie ma in un susseguirsi di scene chiare e cariche di simbolismo.

Sebbene in "Le ali dell'amore" Iain Softley non si allontani in maniera significativa da tale realtà - criticabile e criticata -, la produzione è considerata da molti come una delle poche veramente meritevoli di nota.


The Wings of the Dove

The Wings of the Dove è la storia di due spietati amanti inglesi, decisi a deprivare una ricca ragazza americana ("l'orfana più ricca del mondo") del suo cuore e della sua eredità. Ciò che rende il tutto più complicato - dunque, tipico di James - è il fatto che ai due amanti la facoltosa fanciulla piace davvero, così come lei si invaghisce realmente di loro. In questo modo cade ogni barriera e alla fine ognuno scoprirà la verità sugli scopi dell'altro.

Il messaggio che si cela dietro l'intreccio variegato di amore e di interessi personali è che quando in gioco entrano il denaro, il sesso, l'amore e la morte, in molti si spingono più in là di quanto si sia disposti ad ammettere.
Avvalendosi della giusta chiave di lettura, si trova in James una tremenda violenza emozionale. -- Nell'adattamento cinematografico del 1997, tuttavia, vi sono due differenze decisive rispetto al romanzo. Il ritmo dell'azione è leggermente accelerato, così come si compie un salto in avanti sulla linea del tempo dal 1902 al 1910, mentre la protagonista inglese è resa più comprensiva ed apprezzabile di quanto in realtà non sia nel libro. La seconda differenza deriva direttamente dalla prima. L'opera di James, la cui stesura cominciò nel 1894, cala i personaggi che la animano nel mondo del soffocante decoro Vittoriano. Nel 1910, le terribili azioni da loro compiute, sebbene ancora inopportune, non sarebbero state però considerate impensabili; il moderno relativismo morale si stava infatti facendo strada nella società edoardiana.
Helena Bonham Carter nel ruolo di Kate Croy
L'inglese Kate Croy, il cui famelico desiderio infiamma la storia, risulta di gran lunga più egoista e spietata nella versione di James, mentre il film la ammorbidisce in un personaggio le cui azioni potrebbero quasi essere giustificate come pragmatiche.
Kate, interpretata con occhi fiammeggianti e un'immaginazione audace da una giovanissima Helena Bohman Carter, è una donna umile con un debole punto d'appoggio nella società inglese. Suo padre è un ubriacone squattrinato. Sua madre è morta. Viene accolta dalla facoltosa zia Maude (Charlotte Rampling), la quale desidera darla in moglie al miglior partito possibile -- magari Lord Mark (Alex Jennings). Ma Kate ama Merton Densher (Linus Roache), un giornalista sottopagato che ammette, divertito, di non credere nemmeno in ciò che scrive. Maude proibisce il matrimonio ed arriva a minacciare sua nipote di togliere a suo padre i pochi soldi che gli fa avere settimanalmente ormai da anni.
Merton Densher (Linus Roache) e Kate Croy (Helena Bonham)


A questo punto, cosa è disposta a fare Kate? I personaggi di James discutono senza freni, ma sono il più delle volte vaghi fino all'esasperazione riguardo a ciò che davvero intendono comunicare. (Quanti altri autori userebbero incessantemente il termine "amplesso" senza in realtà intendere ciò che di fronte ad esso viene subito alla mente del lettore?). Per ovvi motivi, essi parlano molto meno nel film, dove si dà più importanza ai gesti e alle espressioni facciali, sintesi simboliche dei temi affrontati nel romanzo. -- Lo spettatore è così portato a credere che Kate sposerà l'odioso Lord Mark, mantenendo una relazione clandestina con il ben più affascinante Merton Densher.



Ciò non avverrà. Ad una cena, Kate incontrerà Millie Theale (Alison Elliott), ricca ereditiera americana, e scoprirà che questa è affetta da un terribile male. Priva di qualsiasi sostegno nel mondo, se non quello della sua compagna di viaggio (Elizabeth McGovern), si è diretta in Inghilterra con l'unico scopo di girare l'Europa per poi morire in totale serenità.
Millie Theale (Alison Elliott)
Una delle cose che Millie vuole sperimentare nel suo giro in Europa è una storia d'amore romantica. Sebbene non lo affermi mai apertamente, infatti, Millie desidera conoscere un uomo e quando alla stessa festa incontrerà Merton, chiederà subito a Kate notizie di lui.

"Un amico di famiglia", risponde Kate -- una bugia per omissione, in quanto Kate e Merton sono ormai fidanzati in segreto. Ma il piano di Kate è chiaro: si proporrà di accompagnare Millie a Venezia - prima tappa del lungo viaggio finale. Si farà raggiungere da Merton e spingerà Millie ad innamorarsi di lui e a sposarlo, per poi morire e lasciare a lui ogni suo possedimento -- non andrà invece tutto come previsto.
Tale schema è svelato solo in parte nel romanzo, emergendo da velati intrecci di dialogo ed implicazioni, mentre appare più chiaro nel film, specialmente in una scena cupa ed atmosferica in cui Kate e Merton si inseguono - scambiandosi sguardi saturi di intesa sessuale - per i vicoli deserti di una Venezia riunita nelle piazze principali in occasione del Carnevale. Kate svela qui al suo amante il piano a cui ha pensato e gli fa sapere di essere in partenza per Londra, lasciando a lui la strada spianata verso le braccia di Millie. Ciò che Kate sperava non sembra però riuscire a pieno, il che porterà allo stravolgimento totale della storia.
Sia nel romanzo sia nel film è presente comunque un elemento fondamentale: il fascino con cui persone eleganti ed astute cercano di capirsi l'un l'altra. Nel film ciò avviene con grande tenerezza, tanto che se i tre protagonisti fossero più schietti ed edonistici, non saremmo così profondamente interessati al triste svelarsi del loro destino. E invece ciascuno di loro possiede un certo tatto, una data simpatia per i bisogni altrui, così che, quando Millie finalmente scoprirà la vera natura del loro rapporto, potrà almeno essere grata di aver ricoperto un ruolo decisivo nel loro pericoloso ed eccitante gioco amoroso.


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